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Pino Pascali

OMAGGIO A PINO PASCALI

a cura di
Gaspare Luigi Marcone
testo di
Roberto Lacarbonara
LUNEDÌ 11 SETTEMBRE 2023
ORE 18-21
one-day-show performance


Torre Astura, Nettuno (RM), 22 luglio 1965.
La galleria La salita di Gian Tomaso Liverani (Roma) organizza la Mostra a soggetto. Corradino di Svevia 1252-68, una collettiva in memoria del giovane regnante svevo, nipote di Federico II e ultimo membro della famiglia Hohenstaufen, che nella fortezza di Astura fu tradito, imprigionato e consegnato alle forze di Carlo d’Angiò.
In occasione dell’inaugurazione e premiazione della mostra – in cui compaiono le opere degli artisti Mario Ceroli, Tano Festa, Ettore Innocente, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Fabio Mauri, Aldo Mondino, Pino Pascali, Mario Schifano, Cesare Tacchi e Antonio Titone – Pino Pascali compie un’azione performativa di poche ore nella cripta del forte, accanto a una scultura-monumento ideata per la mostra. L’opera Requiescat in pace Corradinus è composta da una stele funeraria lignea rivestita di panno felpato e tela dipinti a smalto. Sulla parte inferiore del monumento compare la scritta: “JOSEPH PASCALI FECIT ANNO”.
Con un inatteso happening – tra i primi mai eseguiti in Italia – il giovane artista pugliese compie un’azione di grande forza teatrale e dal carattere immersivo. Collocatosi accanto alla scultura, indossa un costume che rievoca le forme della mitria e del piviale, officiando come un sacerdote medievale ed emulando la vestizione che fu di Hugo Ball sul palco del Cabaret Voltaire a Zurigo, nel 1916, quando, vestito come un vescovo–totem, salmodiava ecclesiasticamente una poesia non-sense.
In simili vesti, Pascali mette in scena il rito funebre in memoria di Corradino diffondendo per due ore l’incenso in un angusto spazio, turbando lo spettatore con il potere stordente dei vapori prodotti da una mistura di erbe e impedendo una visione chiara tramite l’uso di fumogeni. Alcuni presenti testimoniano di aver condotto Pascali fuori dalla cripta in uno stato esanime. Nel compimento dello happening, l’artista ricorre inoltre a una ulteriore maschera, coprendo integralmente il proprio volto: un copricapo cui aveva già fatto ricorso in qualche occasione precedente, in particolare nella scelta di posare davanti all’obiettivo di Claudio Abate, con un grosso fallo meccanico sospeso all’altezza della cintola, nell’atto di fecondare la macchina/aeroplano Araba fenice (1964, poi distrutta). Tutt’altro che fortuita o casuale, questa scelta sembra connotare un approccio già consolidato, ovvero quello di “performare la scultura”. Il copricapo verde militare favorisce una piena immedesimazione nel gesto performativo; se a questo aggiungiamo che il passamontagna proviene certamente dal mondo militare – modelli simili compaiono tra le tenute dell’esercito in aree montane – ma trova ampio utilizzo nel contesto del feticismo sessuale e dell’impiego ludico-erotico, accostiamo ancora più convintamente l’ironia dissacratoria del doppio gesto pascaliano, capace di coniugare eros e thanatos con un solo mezzo, con quel dispositivo-maschera impiegato per un rito di fertilità e uno di morte. L’azione di Torre Astura, definita come un “happening-scenografia”, rivela la volontà dell’artista di intendere la scultura come mezzo scenico, un artefatto funzionale alla realizzazione del rito all’interno di uno spazio teatralizzato. Sebbene in più occasioni Pascali abbia fatto ricorso a travestimenti (ad esempio in abiti militari o da “selvaggio”) al fine di attivare o animare le sue sculture davanti alla fotocamera o alla videocamera, quella di Nettuno resta l’unica azione svolta in un contesto pubblico.
Pascali mostra la grande vicinanza alla sperimentazione teatrale che lo aveva spinto, sin da ragazzo, alla frequentazione degli studi di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma. Una passione che condivide soprattutto con l’amica Anna Paparatti (compagna del gallerista Fabio Sargentini) con la quale, nelle settimane precedenti la performance, Pascali aveva raggiunto e conosciuto gli attori del Living Theatre, di stanza nel castello di Rocca Sinibalda in provincia di Rieti. La visione dello spettacolo Mysteries ai Parioli, nell’autunno del 1964, era stata una rivelazione di grande fascino: gli atti purgatoriali, i momenti di iniziazione al paradiso, la scena del raga indiano, gli attori che accendono incensi fino a inondare e quasi soffocare gli spettatori, il tentativo di catturare il pubblico in una trappola sensoriale sinestetica e il finale nuovamente all’inferno con il corpo dell’attore che cade sugli altri corpi accumulandosi in una montagna di cadaveri, sono immagini indissolubili lungo il percorso che Pino Pascali va compiendo e che riappaiono nei giorni e negli anni successivi, già a partire dall’indimenticabile installazione-performance Requiescat.
The Open Box e Fondazione Pino Pascali rievocano questo lavoro con due serate in corrispondenza degli anniversari della morte e della nascita di Pino Pascali (Bari, 19 ottobre 1935 – Roma, 11 settembre 1968).


THE OPEN BOX
Via G.B. Pergolesi 6
20124
MILANO
www.theopenbox.org
info.theopenbox.org@gmail.com

+393382632596






HOMAGE TO PINO PASCALI
curated by
Gaspare Luigi Marcone
text by
Roberto Lacarbonara
MONDAY 11 SEPTEMBER 2023
6-9 PM
One-day-show performance

Torre Astura, Nettuno (RM), 22 July 1965.
Gian Tomaso Liverani’s gallery La salita (Rome) organized the Mostra a soggetto. Corradino di S v evia 1252 68 , a group show commemorating the young Swabian ruler Conradin of Swabia, grandson of Frederick II and the last member of the Hohenstaufen dynasty who was betrayed in the fortress of Astura, imprisoned and consigned to the forces of Charles I of Anjou. On the occasion of the prize giving and the opening of the exhibition which featured works by Mario Ceroli, Tano Festa, Ettore Innocente, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Fabio Mauri, Aldo Mondino, Pino Pascali, Mario Schifano, Cesare Tacchi and A ntonio Titone Pino Pascali was tostage a performative action lasting several hours in the crypt of the fortress, alongside a sculpture monument conceived for the exhibition. The work Requiescat in pace Corradinus is composed of a wooden funerary stel e covered with fel ted fabric and canvas painted in enamels. On the lower part of the monument appears the script: “JOSEPH PASCALI FECIT In what was an unexpected happening among the first ever to take place in Italy the young Apulian artist per for med an action of an immersive nature with great theatrical potency. Placing himself alongside the sculpture, he wore a costume that evoked the forms of the mitre and cope, officiating like a medieval priest and emul ating the dressing of Hugo Ball on the st age of the Cabaret Voltaire in Zurich in 1916 when, clothed as bishop totem, he ecclesia st ically declaimed a nonsense poem. In similar clothes, Pascali staged a funerary ritual commemorating Conradin , diffusing incense in an enclosed space for two hours unsettling the spectator s with the stultifying power of the vapours produced by a mixture of
herbs and impeding their vision with the use of smoke pots. Several of those present recall having carried Pascali out of the crypt in a lifeless state. In his pe rformance, the artist also made recourse to a further mask, completely covering his face: a headdress which he had already used on several previous occasions, in particular when posing for the photograp her Claudio Abate, with a large mechanical phallus s us pended at his waist, in the act of inseminating the machine/aeroplane Araba fenice (1964, later Anything but fortuitous or casual, this choice seems to connote a consolidated approach, that of “performing sculpture”. The olive drab mask facil it ated a full immersion in the performative gesture; if we take into account that the balaclava undoubtedly came from the military world similar models appeared as part of army uniforms in mountainous a reas but was widely used in the context of sexual fe tishism and erotic play , the desecrating irony of Pascali’s dual gesture even more convincing, capable of bringing together Eros and Thanatos in a single medium, that of the mask cum device used for rit uals of both fertility and death. The action at Torr e Astura, defined as a “happening scenography”, reveals the artist’s understanding of sculpture as a scenographic medium, an artefact suitable for the realisation of a ritual within a theatricalised space . Although on several occasions Pascali had made re courseto costumes (for example, military uniforms or as a “wildman”) i n order to activate or animate his sculptures for the still or movie camera, the action at Nettuno was the only one performed in a pu blic context. Pascali displayed his great attachmen t t o that theatrical experimentation that had encouraged him, from when he was a child, to frequent the Scenography studios at the Fine Arts Academy in Rome. A passion that he shared above all with his fr iend Anna Paparatti (partner of the gallerist Fabio Sar gentini) with whom, in the weeks preceding the performance, Pascali had met and got to know the actors of the Living Theatre, established in the Rocca Sinibalda castle in the province of Rieti. His vie wing the Mysteries show in the Parioli quarter, in t he autumn of 1964, had been a revelation of great impact: the purgatorial acts, the moments of initiation to paradise, the scene of the Indian raga, the actors lighting incense that swamped and almost suf focated the spectators, the attempt to capture the p ubl ic in a synaesthetic sensorial trap and the finale once again in hell with the body of the actor falling on the other bodies, accumulating a mountain of cadavers, are indissoluble images along the path Pino Pascali was following and which reappeared ove r t he following days and years, staring with the unforgettable installation performance Requiescat The Open Box and the Fondazione Pino Pascali are evoking this work over the course of two evenings in correspondence with the anniversar ies of the death and the birth of P ino Pascali (Bari, 19 October 1935 Rome, 11 September 1968)

THE OPEN BOX
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